ASPIS - attraverso Fabio Marino - esprime una critica serrata e ben argomentata alle corbellerie dell'Autore in persona ed ecco giungere immediatamente un suo noto 'collaboratore' i cui testi sono assai citati in bibliografia.
Si tratta di Alessandro Demontis, già noto su queste colonne per aver insultato pesantemente gli Ebrei
('E' offensivo anche dargli del nazista')
il quale, da perito chimico industriale, tenta la sortita contro il Dr. Marino, riportandosi poi a miti consigli e riconoscendo l'errore di Mauro Biglino una volta dimostrato, non senza veemenza, che la sua difesa era perfettamente inutile, dati anche i riferimenti in cui il Biglino stesso spara 'alzo zero' delle vere e proprie 'bestemmie biochimiche' a danno dei soliti impreparati e profondamente ignoranti in materia (comunque 'vittime') lettori affezionati che compongono l'universo preda delle bislacche e poco argomentate teorie dell'Autore.
Di seguito l'approfondimento del Dr. Marino a scanso di equivoci.
Volentieri pubblichiamo.
('Addendum al precedente articolo su Associazione Aspis') )
ADDENDUM
Avevo dichiarato la mia disponibilità a discutere in merito a critiche “preferibilmente assennate“. Ebbene, accanto a moltissimi complimenti (i cui autori ringrazio!), ho ricevuto qualche critica. Purtroppo, nemmeno una assennata.
Tralascio volentieri quella secondo cui sono stato troppo duro con il
sig. Biglino e sarebbe bastato scrivere che questi sbagliava SENZA ENTRARE NEL MERITO (sic!) (e mi limito al riguardo a ricordare il feroce sarcasmo che spesso Egli stesso usa: chi di spada ferisce, etc. etc.); contrasto invece direttamente le involute affermazioni di un diplomato Perito Chimico, che mi attacca frontalmente così:
“Da chimico non ritengo corretto che l’ articolista (il quale mi risulta essere un medico) usi la carta del ‘le formule sono molto diverse’ per sostenere la infondatezza di un argomento… intanto perchè ha paragonato due rappresentazioni diverse, una formula di struttura breve e una formula di struttura semplificata. Inoltre porta come formula di struttura “generica delle endorfine” quella di una particolare endorfina.. le endorfine son di vario tipo e hanno strutture molto diverse… nel link mostro la beta-endorfina per esempio. Se uno ragionasse come Marino in quell’ articolo, confrontando la sua ‘struttura generica’ e quella della b-endorfina dovrebbe dire ‘son completamente diverse, non son correlate’. Ha scelto inoltre proprio una formula di struttura dove non é mostrato il gruppo carbossibilico COOH tipico dei grassi e di molte endorfine, una mossa che non mi aspetterei da un informatore corretto.“
Su tali basi (che dimostrerò del tutto
infondate sotto il profilo scientifico ed etico), costui lancia violenti
strali contro di me, definendomi, fra l’altro, una “vergogna per il mondo della scienza“,
e tacciandomi di totale incapacità ed ignoranza. Affermazioni temperate
appena dalla seguente ammissione, giunta solo dopo essere stato
adeguatamente sbugiardato con dati alla mano: “Ti ho già abbondantemente risposto:
biglino ha scritto una imprecisione. Doveva scrivere che la combustione
del grasso poteva liberare eventuali endorfine animali presenti in
circolo. Ciò non toglie che il suo errore, non essendo lui preparato in
materia, é meno grave del tuo erroneo utilizzo di discorsi relativi alla
somiglianza delle molecole e al tuo paragonare due tipi di formula di
struttura diversi per sortire un determinato effetto“.Quindi,
se tanto mi dà tanto, il sig. Biglino che scrive libri e fa conferenze
fondate su un errore marchiano, è giustificato perché, poverino, non è
del ramo, e non è bello “strumentalizzare” i suoi errori per
sbugiardarlo… Interessante filosofia, devo dire.
In ogni caso, una duplice premessa è d’obbligo. La prima è che questi sono articoli DIVULGATIVI:
se avessi intenzione di scrivere trattati o libri, certamente -visti i
temi in discussione- ne verrebbero fuori opere comprensibili solo agli
addetti ai lavori, e chiaramente non è questo lo spirito né mio, né dei Colleghi di ASPIS; un aspetto dunque da tenere a mente SEMPRE.
La seconda è che, in questa circostanza, sono costretto a scendere nel
dettaglio tecnico. Cercherò di usare un linguaggio comprensibile, ma per
colpa del Perito Chimico contestatore qualche concetto potrebbe essere
più ostico del solito. Tuttavia, per mantenere un livello di
comprensibilità generale accettabile, non sparerò citazioni tratte dalla
mia personale libreria universitaria: non siamo in una Facoltà, qui;
utilizzerò link di eventuale approfondimento reperibili sulla Treccani
on line: un sito prestigioso, indiscutibile, non specialistico ma
sufficiente per i miei scopi QUI ED ORA. Adesso, per chi vuole seguirmi,
partiamo pure.
In primo luogo, il Perito Chimico sbaglia tutto praticamente fin dall’incipit. Intanto, la formula generica (come l’ho definita subito all’interno dell’articolo) che ho pubblicato non è di una endorfina qualunque (come lui stesso scrive: “… porta come formula di struttura “generica delle endorfine” quella di una particolare endorfina“:
quindi sa perfettamente che il mio intento era didascalico!). Un
Chimico con la “C” maiuscola che volesse buttarla in rissa anche su un
semplice articoletto scritto per NON SPECIALISTI avrebbe immediatamente
riconosciuto che quella in figura 1 non è una endorfina (come invece lui
conferma), ma è LA MORFINA. Ho pubblicato QUELLA
immagine solo per esemplificazione, e perché era sufficientemente
piccola da non essere invasiva. Il Perito propone invece questa figura (figura 4). Sposta i termini della questione? No, per alcuni motivi. Intanto, continua a non esistere alcuna analogia o somiglianza fra la figura 4 e le figure 2 e 3 (o sbaglio?). In secondo luogo, negli oppiacei (di cui le endorfine, TUTTE, fanno parte) come è possibile vedere esiste il gruppo amminico -NH2 (o quello -NH-), CHE NON SI TROVA AFFATTO nei grassi. Come mai? Semplicissimo: i grassi contenuti nel tessuto adiposo sono LIPIDI, gli oppiacei (e quindi anche le endorfine!) sono PEPTIDI.
Stiamo parlando di strutture completamente diverse: i primi sono
costituite da lunghe catene di Carbonio, Idrogeno ed Ossigeno (C, H, O),
variamente legati fra di loro, ma sempre in modalità LINEARE. Esistono i grassi SATURI (quelli in cui non è presente alcun doppio legame fra due atomi di C contigui), quelli MONO-INSATURI (in cui esiste UN SOLO doppio legame) e quelli POLI-INSATURI (in cui i doppi legami fra atomi di C contigui sono molteplici); i grassi saturi sono solitamente di origine animale, quelli poliinsaturi di origine vegetale. Gli oppiacei (e quindi le endorfine: QUALUNQUE endorfina),
invece, sono composti derivati dal “montaggio” di amminoacidi. Le
proteine sono peptidi, più o meno complessi, pesanti e lunghi; la
globina che compone l’emoglobina è una proteina (e quindi un peptide);
l’insulina è una proteina, e quindi un peptide. Per la precisione, le endorfine sono piccoli peptidi, che nulla hanno a che fare con i grassi, composti tipicamente da un numero compreso fra 26 e 32 (SOLITAMENTE!) amminoacidi
(figura 5); i precursori sono
peptidi ancora più piccoli, con soli 5 o 6 amminoacidi. Tutte cose che
ho regolarmente spiegato al mio non troppo gentile Interlocutore. Ora, dove sarebbe il mio malizioso errore metodologico che mi rende “la vergogna per la chimica e per il metodo scientifico” (testuale!)? Chiedo scusa, ma non lo capisco. Capisco benissimo, invece, che chi è messo all’angolo, come il Perito Chimico in questione, non sapendo ribattere (perché nulla ha ribattuto sugli aspetti tecnici) si dedica all’insulto. Proseguiamo, perché esistono un altro paio di esilaranti chicche buttate lì da costui.
Il Perito Chimico, in chiara confusione, cita alcuni articoli di Veterinaria, relativi a studi condotti SUI BOVINI, in cui si rilevano alcuni valori delle endorfine a livello PLASMATICO. Cioè nel sangue. Lui invece afferma che nei grassi BOVINI vi sono endorfine: falso! In ogni caso, esiste una sia pur piccola evidenza che siano presenti nel grasso umano/neonatale? Manco per idea: uno
studio (uno dei tanti) dell’Università di Bari, Facoltà di Chimica e
Tecnologie Farmaceutiche, specifica CORRETTAMENTE dove si trovano le
endorfine nell’Uomo:
Ipofisi anteriore;
Ipofisi intermedia, in entrambi i casi specificamente nelle cellule corticotrope,
cioè quelle che contengono ACTH (Ormone adrenocorticotropo); il
meccanismo di liberazione è lo stesso per l’ACTH e le endorfine;
Sistema Nervoso Centrale (S.N.C.): sono contenute in neuroni lunghi il cui soma è concentrato soprattutto nell’ipotalamo medio-basale a livello del nucleo arcuato. Dall’ipotalamo i neuroni endorfinergici si proiettano anteriormente e caudalmente terminando in diverse aree cerebrali: 1) Setto anteriore 2) Nucleo paraventricolare 3) Nucleo paraventricolare del talamo 4) Nucleo parabrachiale 5) Materia grigia periacqueduttale. In altre, semplici parole: le endorfine NON sono presenti nei tessuti adiposi, ma, in pratica, solo all’interno dell’encefalo. L’epic fail
dell’estremo difensore giunge, inesorabile, quando, nel disperato
tentativo di salvare la faccia, giustifica il sig. Biglino, scrivendo: “Non
é detto, se le endorfine sono in circolo nei grassi e nei tessuti dell’
animale, il loro bruciare le può liberare. Liberare non significa
trasformare.“. Abbiamo visto che le endorfine non si trovano
in circolo, e nemmeno nei grassi. Poi, per giustificare
l’ingiustificabile difesa d’ufficio, ribadisce: “biglino
ha scritto una imprecisione. Doveva scrivere che la combustione del
grasso poteva liberare eventuali endorfine animali presenti in circolo“. Insiste testardamente su una sciocchezza scientifica grande come una casa, dunque.
Da ultimo, sottolineo che il Perito
Chimico sostiene di non aver mai sentito il sig. Biglino affermare
quanto da me riportato all’inizio di questo ormai lunghissimo articolo
(la trasformazione del grasso neonatale bruciato in endorfine). Bene: non
solo i Componenti dell’ASPIS Simone Barcelli, Gianluca Rampini ed
Enrico Travaini possono tranquillamente confermare ciò che io affermo,
ma lo stesso sig. Biglino (cosa volentieri dimenticata dai Suoi
entusiasti sostenitori, che mi accusano di aver citato un solo
episodio…) lo ripete sistematicamente. Eccone qualche altro esempio:
Mi fermo qui, ma potrei continuare…
La cosa davvero triste è che un Perito Chimico parli di “imprecisione da parte di Biglino“, non di “grossolano errore di fatto e di principio“. Sì, davvero triste, se pensiamo che questo signore scrive libri ed articoli, e di converso mi accusa di “di aver utilizzato impropriamente due tipi diversi di formula“.
Come al solito, mi rimetto al giudizio del Lettore. Quello intelligente.